Approfondimenti

Introduzione

È importante che tu e la tua famiglia siate consapevoli di cosa acquistate per non essere condizionati dalla fretta e dalla non conoscenza, dalla pubblicità e dalle informazioni talvolta fuorvianti che vengono trasmesse.
Per poter scegliere un prodotto dovresti, prima di tutto, essere informato sulle sue caratteristiche: la provenienza, la qualità, i metodi di produzione, lavorazione e/o trasformazione utilizzati, i costi sociali ed ambientali sostenuti, la sicurezza, etc. Ma chi ti può dare tutte queste informazioni? L'etichetta!

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Regolazione e trasparenza del mercato a tutela del consumatore

L'etichettatura dei prodotti alimentari è oggi un tema di estrema attualità, perché il consumatore è più attento a quello che acquista potendo scegliere tra una infinità di prodotti alimentari.
L'etichetta facilita questa scelta aiutando il consumatore a preferire prodotti di cui è possibile valutare la rintracciabilità, ovvero il percorso dell'alimento attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione (Reg. CE n. 178/02, in vigore dal 01/01/2005).
La legge italiana è ancora poco severa in materia, infatti, ad eccezione dei prodotti biologici e di quelli DOP e IGP, le etichette indicano solo i dati tecnici e quasi mai i dati relativi alla qualità.
Ecco quindi alcuni consigli che potranno esserti utili e che potrai far conoscere anche ai tuoi genitori e amici.

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Leggi l'etichetta, scegli la qualità!

Perché è utile leggere le etichette alimentari? Come devono essere? Quali sono le informazioni obbligatorie che devono contenere? La risposta a queste e ad altre domande le puoi trovare nei testi che seguono.
Sarai così più informato e in grado di scegliere il prodotto più adatto alle tue esigenze valutando meglio il rapporto qualità-prezzo.
Come devono essere? Chiare, comprensibili, leggibili, indelebili e in lingua italiana. Tra le informazioni presenti sull'etichetta, alcune sono obbligatorie e altre facoltative.
Per esempio l'elenco degli ingredienti è obbligatorio e consente di ricavare alcuni indizi sulla qualità del prodotto, mentre sono facoltative l'indicazione della provenienza della materia prima e le modalità di lavorazione.
Ecco ora alcune regole da seguire per leggere con attenzione un'etichetta alimentare:

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Definizione di etichettatura

Per etichettatura si intende l'insieme di indicazioni, marchi e simboli riferiti ad un determinato prodotto alimentare e visibili su un'etichetta, sull'imballaggio, su cartelli.
L'etichetta costituisce una fonte di informazioni per il consumatore relativamente a: natura, caratteristiche, quantità netta, data di scadenza.
Deve indicare, inoltre, ogni riferimento utile all'individuazione del produttore cui indirizzare eventuali reclami (ferma restando la responsabilità del venditore).

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Quali sono le informazioni obbligatorie?

Per ogni prodotto alimentare posto in commercio è obbligatoria l'indicazione dei seguenti elementi:

In particolare, il termine minimo di conservazione è individuato con la frase contenuta sulla confezione "da consumarsi preferibilmente entro il gg-mm-aa" oppure "da consumarsi preferibilmente entro la fine di mm-aa"; pertanto il prodotto se conservato con le modalità indicate sulla confezione mantiene intatte le proprietà specifiche anche dopo la data indicata e quindi può essere consumato tranquillamente anche oltre il termine indicato.
La data di scadenza è individuata con la frase "da consumarsi entro il gg-mm"; in questo caso la data costituisce il termine ultimo entro il quale consumare il prodotto. Quindi non può assolutamente essere messo in vendita oltre quella data.

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Ma chi stabilisce cosa deve essere scritto nelle etichette? Ci sono delle regole precise?

Le leggi sull'etichettatura sono aggiornate frequentemente dalla Commissione Europea o, ma solo per i prodotti per cui non vi sia ancora un regolamento europeo, dai singoli Stati, per adeguarle all'evoluzione delle produzioni alimentari. I prodotti etichettati nel rispetto delle norme europee possono circolare liberamente in tutti i Paesi dell'Unione Europea (a condizione che l'etichetta sia tradotta nella lingua del Paese in cui sono venduti).

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La denominazione del prodotto

E' molto importante porre attenzione alla denominazione di vendita del prodotto che ne rivela immediatamente la qualità.
Vediamo alcuni esempi pratici di prodotti nei quali la denominazione indica un ordine decrescente di qualità:

Il primo prodotto indicato è di migliore qualità rispetto al secondo, il secondo rispetto al terzo e così via: il "latte fresco pastorizzato di alta qualità" è più fresco di un latte UHT; il "cioccolato extra" deve contenere più cacao e la "confettura extra" più frutta.
Si tratta di garanzie di qualità che il consumatore è in grado di valutare facilmente, sia perché riconoscibili semplicemente dalla denominazione senza ulteriori verifiche e indagini, sia perché si basano su basi oggettive e definite dalla legge.

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Dall'etichettatura obbligatoria a quella volontaria: rintracciabilità e tracciabilità

Il primo diritto del consumatore è la libertà di scelta. Per poter operare le sue scelte, il consumatore deve poter conoscere quali prodotti sono offerti dal mercato, quali sono le diverse caratteristiche e i diversi metodi di lavorazione. Ecco allora che nasce da parte del produttore la volontà di far conoscere meglio il prodotto messo in vendita: si arriva così all'etichettatura volontaria con lo scopo di differenziare il prodotto, attraverso l'indicazione di altre informazioni, oltre quelle obbligatorie.

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Le denominazioni di qualità

Tra i prodotti più tracciati e più sicuri vanno elencati i prodotti tipici: sono quelli i cui metodi di produzione sono stati definiti in un disciplinare, nel quale, oltre alla metodologia e alle caratteristiche intrinseche del prodotto, è stata delimitata anche l'area di produzione, che è uno degli elementi determinanti e caratterizzanti.
I prodotti tipici sono indicati con varie sigle.

DOPDOP - Denominazione di Origine Protetta

I prodotti a Denominazione di Origine Protetta (DOP) sono quelli nei quali sia la materia prima sia la trasformazione, l'elaborazione e la conservazione, avvengono in un determinato territorio basandosi su un disciplinare di produzione. Le schede di tutti i prodotti DOP si possono consultare nel sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: http://www.naturalmenteitaliano.it

IGPIGP - Indicazione Geografica Protetta

Sono prodotti nei quali o la materia prima (solitamente prodotti ortofrutticoli freschi o carne fresca), o la trasformazione o l'elaborazione o la conservazione (per esempio i prodotti da forno), avvengono in una zona determinata basandosi su un disciplinare di produzione. Le schede di tutti i prodotti IGP si possono consultare nel sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: http://www.naturalmenteitaliano.it

Prodotti tradizionali

Sono i prodotti i cui metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura risultano consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni. Ogni Regione gestisce l'elenco dei prodotti tradizionali del suo territorio, che sono riportati nel sito del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali: http://www.politicheagricole.it/qualita/tipici/home.asp

SGT - Specialità Tradizionale Garantita

Un terzo tipo di tutela prevista a livello comunitario è quella dei prodotti forniti di Specialità Tradizionale Garantita (STG); questa tutela viene rilasciata ai prodotti alimentari tradizionali con caratteristiche tali da distinguersi nettamente da altri prodotti simili, appartenenti alla stessa categoria. Questo tipo di attestazione non si riferisce perciò all'origine geografica del prodotto, ma piuttosto al modo in cui viene fabbricato (per esempio la mozzarella: chiunque, all'interno della Comunità, può produrla, ma alla condizione di rispettare il disciplinare).

I vini: Docg, Doc e Igt

La Doc (Denominazione di origine controllata) è un marchio che viene attribuito ai vini prodotti in zone delimitate, di solito di non grandi dimensioni, con indicazione del loro nome geografico. Possono essere da un solo vitigno (come il Cabernet) o un "uvaggio", cioè ottenuti da più vitigni (come il Valpolicella, fatto con uve Corvina veronese, Rondinella e Molinara). I vini Doc sono immessi al consumo dopo analisi chimiche e sensoriali svolte da apposite commissioni.
La Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) è il marchio attribuito ai vini Doc di "particolare pregio qualitativo" e di notorietà nazionale e internazionale. Gli unici vini veneti a Docg sono il Bardolino superiore e il Recioto di Soave. I vini Docg sono sottoposti a controlli più severi e portano un contrassegno di Stato numerato, a garanzia dell'origine e della qualità.
L'Igt (Indicazione geografica tipica) è attribuita ai vini caratterizzati da un'indicazione geografica normalmente ampia (Prosecco del Veneto Igt, Merlot delle Venezie Igt). La disciplina di produzione è meno restrittiva (per esempio, consente rese per ettaro superiori ai vini delle altre due categorie).

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Prodotti da agricoltura biologica

Per legge il termine "da agricoltura biologica" può essere utilizzato per prodotti coltivati senza l'impiego di antiparassitari e concimi chimici, ma utilizzando esclusivamente concimi e antiparassitari naturali. Organismi nazionali espressamente autorizzati dal Ministero delle politiche agricole provvedono al controllo del rispetto dei metodi sull'agricoltura biologica e vigilano sull'osservanza degli obblighi previsti dal Regolamento CEE 2092/91.

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L'etichetta dei prodotti "da agricoltura biologica"

Deve essere in regola con la legislazione generale in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, ma deve riportare anche altre indicazioni:

Sono invece facoltativi:

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Il logo (marchio) europeoBIO

La Comunità Europea ha adottato un marchio per identificare i prodotti con almeno il 95% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica. Per ora il marchio europeo è facoltativo, quindi, se si vuole avere la certezza che il prodotto sia ottenuto con metodo biologico, è opportuno controllare che l'etichetta esponga il riferimento a uno tra gli Organismi di controllo operanti in Italia. Questo riferimento deve comunque comparire in etichetta, anche in presenza del marchio europeo.


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Attenzione ai prodotti ingannevoli... i falsi Bio

L'Unione europea intende fare piazza pulita di tutte le indicazioni che possono confondere il consumatore: è il caso delle diciture e dei marchi commerciali che fanno in qualche modo riferimento al biologico senza essere ottenuti in conformità al regolamento (bio-, eco- e simili, comprese varianti e diminutivi).
Non hanno nulla a che fare con l'agricoltura biologica, i prodotti commercializzati con riferimento a "lotta biologica", "agricoltura integrata", "tecniche naturali", "agricoltura eco-compatibile" né richiami generali alla natura, a ricette o metodi di produzione tradizionali o alla cucina della nonna. Si tratta di diciture più o meno accattivanti ma che non sono regolamentate da alcuna norma di legge e non prevedono alcun controllo: in sostanza si tratta solo di slogan pubblicitari che fanno leva sulla domanda di prodotti naturali e di sicurezza alimentare espressa dai consumatori.

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L'etichetta nutrizionale

Sulla confezione di alcuni prodotti è talvolta riportato, in un'apposita etichetta nutrizionale, il contenuto di alcune sostanze nutrienti e delle calorie.
L'etichetta nutrizionale è facoltativa, ma diventa obbligatoria quando il produttore vanta in etichetta o nella presentazione o nella pubblicità qualche caratteristica nutrizionale o dietetica del prodotto: "senza zucchero", "con meno grassi", "più leggero", "a basso contenuto di colesterolo".
Sull'etichetta nutrizionale vitamine e minerali possono essere riportati solo se presenti in quantità significative e devono essere espressi come percentuale della razione giornaliera raccomandata.
Un'altra indicazione molto importante dell'etichetta nutrizionale è quella del numero di calorie che consente al consumatore di sapere anche "quanto" mangia. Informazione importante soprattutto per chi sta a dieta.

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I prodotti light

Molti prodotti riportano l'indicazione light. Da che cosa si capisce se un prodotto lo è veramente?
In verità, non ci sono norme che disciplinano gli alimenti chiamati light (o con termini simili) tranne per i formaggi, il burro, la margarina, la birra, il latte e il cacao magro.
Per questi alimenti, infatti, sono previsti limiti che riguardano il contenuto in grasso, alcol o fibra, qualora vogliano vantare la loro maggiore leggerezza rispetto agli analoghi prodotti "normali".
Gli altri prodotti "light", "con meno calorie", "con meno grassi", "più leggero", in teoria potrebbero anche fornire una sola caloria in meno degli analoghi prodotti "normali".

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L'etichetta dell'olio di oliva

Deve fornire:

Indicazioni obbligatorie:

  1. Denominazione di vendita: olio extravergine di oliva, olio vergine di oliva, olio di oliva, olio di sansa di oliva;
  2. Il dettaglio previsto dal Regolamento Europeo n.1019/2002, e cioè:
    1. per l'olio extra vergine di oliva: olio d'oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici
    2. per l'olio di oliva vergine: olio d'oliva ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici
    3. per l'olio di oliva composto da oli d'oliva raffinati e da oli d'oliva vergini: olio contenente esclusivamente oli d'oliva che hanno subito un processo di raffinazione e oli ottenuti direttamente dalle olive
    4. per l'olio di sansa di oliva: olio contenente esclusivamente oli derivati dalla lavorazione del prodotto ottenuto dopo l'estrazione dell'olio d'oliva e oli ottenuti direttamente dalle olive"
  3. Nome o ragione sociale o marchio depositato
  4. Sede dello stabilimento di produzione o di confezionamento
  5. Quantità contenuta
  6. Lotto
  7. Termine minimo di conservazione.

Indicazioni facoltative:

  1. lettera minuscola "e" (significa che la quantità di prodotto è conforme alle misure obbligatorie nazionali)
  2. modalità di conservazione
  3. indicazioni di materiali diversi dal vetro
  4. prima spremitura a freddo e estratto a freddo (indicazioni riservate oli extravergini di oliva e vergini ottenuti con processi di estrazione che non superano la temperatura di 27°C)
  5. acidità, indice dei perossidi, tenore in cere, valori spettrometrici (tutte le diciture)
  6. dicitura "olio italiano", solo nel caso in cui l'olio vergine o extra vergine sia stato ottenuto in Italia da olive italiane. Nel caso di miscele, si può indicare l'origine della quota prevalente dell'olio se è almeno pari al 75%.

Qualità dell'olio extravergine d'oliva

La qualità di un olio extravergine di oliva dipende inoltre da molti fattori. Determinante è la varietà delle olive, poi la zona di produzione, quindi le condizioni climatiche e la composizione del terreno, aspetti che influiscono soprattutto sul sapore e profumo dell'olio. Tutti i pregi e difetti dipendono inoltre da differenti fattori quali: grado di maturazione delle olive, tecnologia di raccolta, tempi e luoghi di conservazione delle olive, tecnologie di estrazione, conservazione dell'olio, igiene e pulizia generali, tempo e temperatura di gramolatura, trattamenti alla pianta e al terreno, stato di salute della pianta e delle olive.

Dalle olive all'olio

In commercio si trovano le seguenti tipologie di prodotti:

Gli oli extravergini e vergini sono gli unici ottenuti soltanto mediante processi meccanici o altri processi fisici, in condizioni che non causano nessuna alterazione dell'olio. Non hanno subito nessun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione.
Gli oli raffinati, invece, prevedono l'utilizzo di solventi o coadiuvanti ad azione chimica o biochimica.

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L'etichetta dei prodotti ittici (freschi o congelati)

Deve fornire:

Troveremo quindi:

  1. la denominazione commerciale;
  2. la denominazione scientifica (facoltativa);
  3. il metodo di produzione;
  4. la zona di cattura
  5. nome del paese di origine del prodotto di pesca "acqua dolce";
  6. nome del paese di allevamento in cui si è svolta la fase finale di allevamento.
  7. l'eventuale processo di congelamento (nel caso di pesce congelato, coperto da glassatura, la percentuale della glassatura è considerata tara).

Denominazione commerciale

Per avere una denominazione uguale dei prodotti in tutto il territorio nazionale ed evitare denominazioni regionali o tradizionali la normativa italiana specifica in un dettagliato elenco quale denominazione corrisponde al nome scientifico.

Zona di cattura:

Ecco un esempio di etichetta di prodotti ittici venduti al dettaglio:

ORATA
(Sparus aurata)

Metodo di produzione:
Prodotto della pesca
 
Zona di cattura:
Mar Mediterraneo zona Fao 37.1, 37.2, 37.3

 
Prezzo: 32,00 € / kg 
 
Conservare a temperatura : 0 / +2 °C

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L'etichetta delle acque minerali

Tutte le confezioni di acqua minerale devono indicare nell'etichetta le proprietà specifiche, cosicché il consumatore possa operare una scelta corretta in base alle proprie esigenze.

Acque minerali (naturali)

Le acque minerali sono sicure e garantite. Esse si distinguono dalle ordinarie acque potabili (anch'esse sicure e garantite) per la purezza originaria (non hanno subito alcun intervento di potabilizzazione e sono imbottigliate così come sgorgano dalla sorgente), per il tenore in minerali, oligoelementi e/o altri costituenti ed, eventualmente, per taluni loro effetti.

Classificazione delle acque minerali naturali in base al residuo fisso:

Alcune acque, per il fatto di essere "minimamente" mineralizzate andrebbero bevute nella prima infanzia, da chi assume già grandi dosi di minerali nella verdura o solo in determinati periodi, per diete povere di sodio, ecc. Le oligominerali sono le più adatte al consumo abituale, ma non si discostano sostanzialmente dalle acque potabili.

Come scegliere l'acqua minerale

L'acqua minerale non è normalmente più salutare di quella potabile e, in aggiunta, costituisce una notevole voce di spesa per le famiglie. L'etichetta delle acque in bottiglia, obbligatoria per legge, riporta a caratteri minuscoli la composizione, mentre evidenzia indicazioni fuorvianti utilizzate dalla pubblicità al solo scopo di aumentare le vendite. Tra queste, "microbiologicamente pura" (ogni acqua deve essere pura, per legge) o "stimola la digestione". Nell'acquisto di un'acqua minerale, è comunque consigliata, per l'uso quotidiano, un'acqua oligominerale, come la maggior parte delle acque potabili, e con un contenuto di nitrati più basso possibile.

Indicazioni obbligatorie in etichetta:

  1. la denominazione legale "acqua minerale naturale" (integrata con ulteriori informazioni: ad. es. addizionata di anidride carbonica)
  2. il nome commerciale dell'acqua minerale naturale, il nome della sorgente ed il luogo di utilizzazione della stessa
  3. l'indicazione della composizione analitica, risultante dalle analisi effettuate, con i componenti caratteristici
  4. la data in cui sono state eseguite le analisi e il laboratorio presso il quale sono state effettuate
  5. il contenuto nominale (es. 1,5 litri)
  6. i titolari del provvedimento di riconoscimento e di autorizzazione all'utilizzazione
  7. il termine minimo di conservazione
  8. la dicitura di identificazione del lotto
  9. informazioni circa gli eventuali trattamenti consentiti
  10. indicazioni per la corretta conservazione del prodotto.

Nel caso di trattamenti delle acque minerali naturali con aria arricchita di ozono, l'etichetta deve riportare, in corrispondenza della composizione analitica, la seguente dicitura "acqua sottoposta ad una tecnica di ossidazione all'aria arricchita di ozono", il simbolo "e" sta solo ad indicare che la quantità è conforme alle misure obbligatorie nazionali o europee.

Indicazioni facoltative in etichetta:

  1. codice a barre;
  2. il simbolo del materiale con cui sono fatte le bottiglie;
  3. dicitura ambientale: frase o disegno che invita a non disperdere il contenitore dopo l'uso
  4. indicazioni per la corretta conservazione del prodotto.

Consigli d'uso

Una cattiva conservazione può danneggiare le proprietà dell'acqua minerale così come di quasi tutti i prodotti alimentari. Si raccomanda di adottare le seguenti precauzioni:

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Etichettatura della frutta e verdura

I prodotti ortofrutticoli devono riportare sugli imballaggi indicazioni facilmente identificabili, in caratteri leggibili e indelebili.
Le informazioni riportate, variabili da prodotto a prodotto, riguardano:

Le caratteristiche delle categorie commerciali sono stabilite da regolamenti europei: un'arancia italiana e una spagnola, ambedue di categoria extra, si presenteranno visivamente simili, come simile apparirà la tipologia di imballo; lo stesso accadrà per un cetriolo italiano e uno francese di prima categoria o per una cipolla italiana e una tedesca ambedue di seconda categoria.
La categoria non valuta le caratteristiche organolettiche (sapore, profumo) né quelle nutrizionali (vitamine, sali minerali), ma praticamente solo il calibro del prodotto e l'omogeneità dei calibri all'interno della stessa cassetta, come pure le caratteristiche dell'imballo (cestino, cassetta a uno strato o a più strati, prodotto alla rinfusa nella cassetta).
Si tratta di norme intese ad agevolare l'attività commerciale: quando un grossista o un dettagliante si rivolgono a un fornitore chiederanno un prodotto di categoria extra, prima o seconda in funzione delle loro esigenze: questa standardizzazione semplifica l'attività evitando onerose trasferte per verificare nel luogo d'origine la pezzatura del prodotto e la sua presentazione.
Va da sé che, essendo necessarie maggiori operazioni di selezione e materiali di imballaggio più costosi, i prodotti di categoria extra sono normalmente più costosi di quelli di prima e seconda categoria, e che un prodotto di prima categoria è più costoso di uno di seconda categoria.
Sono soggetti alle norme europee di qualità i seguenti prodotti:

Sugli altri prodotti ortofrutticoli non è obbligatorio dichiarare il Paese di provenienza e tanto meno la categoria mancando normative specifiche.
Va poi ricordato che non sono soggetti all'obbligo di etichettatura gli ortofrutticoli che il produttore cede al consumatore nella propria azienda.
Quando si acquista frutta e verdura è consigliato:

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Etichettatura del latte

Con il termine "latte" (e basta) si intende esclusivamente il prodotto proveniente dalla mungitura della vacca; il latte di altri animali deve portare la denominazione della specie cui appartiene l'animale che lo produce (es. "latte di pecora", "latte di capra", ecc.).
Il latte destinato al consumo alimentare diretto deve rispondere ai seguenti requisiti:

Solo i produttori possono vendere direttamente al pubblico latte "crudo" (non pastorizzato) di propria produzione (in contenitori o anche "alla spina": è un fenomeno recente in fase di crescita). Va da sé che devono disporre di apposita autorizzazione rilasciata dopo la verifica del possesso dei requisiti igienico-sanitari degli impianti e delle attrezzature e del piano di autocontrollo della qualità igienica delle produzioni.
È recente l'obbligo di indicare sulla confezione del latte anche la sua provenienza. In questo modo, oltre a valorizzare le produzioni locali, il consumatore può sapere se il latte è o meno d'importazione.
Il latte può essere classificato in base al trattamento termico subito:

Ecco schematicamente la durata del latte dopo che questo è stato trattato termicamente (e fisicamente) e confezionato.

Il prodotto al top della gamma è il latte fresco pastorizzato di alta qualità: prodotto in condizioni rigidamente controllate (selezione, salute e alimentazione delle vacche, igiene della stalla, condizioni di mungitura, raccolta, distribuzione, lavorazione, trattamento termico e confezionamento); più ricco di proteine, può essere solo fresco e intero.
Il latte, poi, si classifica in base al tenore di grasso.
Il latte intero ha un tenore naturale in materia grassa (può essere latte intero non normalizzato, con un contenuto in grasso naturalmente non inferiore al 3,50%, oppure latte intero normalizzato: in questo caso il tenore in grasso è stato portato almeno al 3,50%).
Nel latte parzialmente scremato il tenore in materia grassa è stato portato dall'1,5% all'1,8% con un processo di scrematura.
Nel latte scremato il tenore in materia grassa è stato portato al tasso massimo dello 0,3%.
Questi due ultimi tipi di latte sono indicati nelle diete ipolipidiche, ma oltre al grasso e alle calorie (ma anche al sapore, nel caso del latte scremato) diminuiscono le vitamine liposolubili.
Per rispondere alle esigenze degli intolleranti al lattosio esiste anche il latte delattosato, così come esiste il latte vitaminizzato o arricchito in sali minerali (adatti al consumatore che abbiano necessità di un apporto particolare di questi nutrienti).

Consigli per l'acquisto:

Una volta che il latte, anche quello a più lunga conservazione, è stato aperto va conservato in frigorifero e consumato entro 3-4 giorni.

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Etichettatura delle uova

Da alcuni mesi le uova hanno una sorta di carta d'identità. Sugli imballaggi è ora obbligatorio precisare:

Il sistema d'allevamento

La maggior parte delle uova in commercio proviene da allevamenti intensivi specializzati, dove la gallina è mantenuta per tutto il ciclo produttivo in apposite gabbie (batterie), in cui si nutre e produce; questo permette una completa meccanizzazione, con risparmi in manodopera e riduzione delle superfici destinate alla produzione. Le uova possono però essere ottenute con sistemi di allevamento meno "industrializzati". Le tipologie di allevamento sono in funzione dello spazio disponibile per l'animale e delle caratteristiche delle superfici ad esso destinate.
Dal 1 gennaio 2004, sugli imballaggi delle uova di categoria "A" (o "uova fresche") deve essere riportata la dicitura relativa ad uno dei quattro sistemi di allevamento previsti dalla norma: "Produzione biologica" (con alimentazione biologica degli animali, regolare accesso al pascolo con almeno 4 mq di spazio per ogni gallina), "allevamento all'aperto" (con accesso a spazi scoperti), "allevamento a terra" (all'interno di capannoni), "allevamento in gabbie".
Le uova in essi contenute dovranno recare stampigliato sul guscio un codice che identifica il produttore e il sistema di allevamento delle ovaiole. Esempio: 3IT001TO036, dove il numero 3 identifica il sistema di allevamento in gabbia, IT identifica lo stato italiano, 001 è il codice Istat del comune di Torino, TO è la sigla della provincia e 036 è un numero progressivo che identifica l'allevamento. A tal fine si precisa che il numero 0 posto prima della sigla IT identifica l'allevamento biologico, il numero 1 identifica l'allevamento "All'aperto", il numero 2 l'allevamento "A terra", il numero 3 l'allevamento "In gabbie".
Esempio di etichetta:

Qualità e peso

La categoria è indicata con le diciture:

In base alle dimensioni le uova si classificano così:

XL Grandissime 73 g e più
L Grandi tra 63 e 73 g
M Medie tra 53 e 63 g
S Piccole meno di 53 g
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Etichettatura delle carni bovine

La vendita della carne bovina fresca, refrigerata o congelata prevede l'obbligo di esporre l'etichetta che consente di riconoscere Stato di origine, allevamento, macellazione e sezionamento, e di identificare come una vera e propria carta d'identità l'animale tramite un codice di identificazione.
La carne acquistata nei vari punti vendita deve obbligatoriamente riportare in etichetta:

Nel caso di carne da allevamento biologico, è obbligatorio indicare anche il metodo di produzione biologico; il numero di identificazione dell'animale; il suo sesso; l'età alla macellazione; il peso della carcassa; l'allevamento di provenienza; il luogo (Paese e comune) in cui è avvenuta la macellazione e la data della stessa, il nome dell'organismo di controllo autorizzato che certifica la produzione e il codice di autorizzazione alla stampa dell'etichetta.
Dalla lettura dell'etichetta, quindi, si può sapere se la carne è stata ottenuta da un bovino nato, cresciuto e allevato in Italia o se si tratta di un capo nato in un altro Paese, cresciuto e macellato in Italia o ancora se la carne proviene da un animale nato, cresciuto e macellato in un altro Paese.
I Paesi di origine, allevamento, macellazione e sezionamento devono essere riportati per esteso, senza abbreviazioni.
Sulle etichette delle carni bovine possono comparire nelle etichette elementi facoltativi:

La presenza delle informazioni volontarie deve essere approvata dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
L'etichetta deve consentire la completa tracciabilità delle carni più consumate dagli italiani.

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Etichettatura di cacao e cioccolato

Nell'etichetta del cioccolato sono riportate le seguenti informazioni:

  1. La denominazione di vendita indica l'esatta tipologia di cioccolato che si sta acquistando (tavoletta, pralina, eccetera). Dal 3 agosto 2003 (data di entrata in vigore in tutti gli Stati UE della nuova normativa sul cioccolato) le denominazioni di vendita sono le seguenti:
  2. Alle denominazioni "cioccolato" e "cioccolato al latte" possono essere aggiunte diciture o aggettivi relativi a criteri di qualità (extra, finissimo, eccetera) purché i prodotti rispettino le seguenti condizioni:

  3. Il termine puro può essere apposto per indicare che il prodotto non contiene grassi vegetali diversi dal burro di cacao
  4. L'espressione cacao…% minimo indica il tenore di sostanza secca di cacao
  5. La lista degli ingredienti indica i componenti del prodotto elencati in ordine di peso decrescente
  6. Nome e Sede del produttore o confezionatore o venditore del prodotto
  7. Le modalità di conservazione più idonee al prodotto
  8. Il termine minimo di conservazione, cioè la data fino alla quale il prodotto conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione
  9. La tabella nutrizionale (facoltativa) che fornisce informazioni circa il valore energetico e i principali nutrienti del prodotto
  10. La quantità del prodotto al netto dell'imballaggio per prodotti superiori a 30 grammi.

Ecco alcuni termini per capire meglio il contenuto dell'etichetta:

Consigli d'uso

I prodotti di cioccolato vanno conservati in condizioni ambientali idonee per mantenere inalterate le loro qualità. Il cioccolato mantiene intatte per diversi mesi le sue caratteristiche ma se il cioccolato viene conservato in maniera inadeguata può "fiorire".
L'evaporazione dell'umidità e lo sbalzo di temperatura sono le cause della fioritura del cioccolato. Nel primo caso appaiono nella superficie particelle di zucchero che la rendono variegata; nel secondo si formano macchie grigio - biancastre sulla superficie. Sebbene antiestetica, la fioritura è solo indicativa della presenza del burro di cacao e di una non corretta conservazione e quindi il prodotto può essere utilizzato senza problemi.

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Etichettatura dei prodotti surgelati

L'etichettatura dei prodotti surgelati deve contenere, oltre alle altre disposizioni sugli alimenti:

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I codici a barre

Il codice a barre (Sistema EAN) è costituito da una serie di lineette verticali che compaiono sugli imballaggi. Il codice viene decodificato dal lettore ottico delle casse automatiche. Normalmente sono 13 le cifre che compongono il codice e che appaiono sull'etichetta.
Le prime 2 identificano la nazione del produttore o di chi ha richiesto la codificazione: 80=Italia; 57=Danimarca; 54=Belgio; 50=Inghilterra e Irlanda; 40=Germania; 30=Francia; eccetera.
Le successive 5 cifre identificano la ditta, le altre 5 cifre identificano il prodotto, l'ultima è una cifra di controllo.

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Consigli per gli acquisti

Per poter effettuare acquisti consapevoli devi conoscere bene i prodotti che ti vengono proposti. Ecco una serie di consigli utili per d'acquisto che potrai mettere in atto accompagnando tua madre a fare la spesa.

Frutta e verdura

Se non sono esposte le etichette con l'origine, la varietà e la categoria (obbligatorie per legge), richiedi sempre provenienza e metodo di coltivazione, privilegiando i metodi di coltivazione di agricoltura biologica (che non fa uso di fitofarmaci e concimi chimici di sintesi), difesa integrata o biologica (che fa un uso ridotto di fitofarmaci chimici di sintesi).
A differenza che per i prodotti da agricoltura biologica, non sono previste al momento norme per l'identificazione in etichetta dei prodotti coltivati sfruttando la difesa biologica o integrata. Per ora solo alcuni produttori e alcuni distributori applicano un'etichetta di riconoscimento ma la stragrande maggioranza dei prodotti ottenuti con queste tecniche non è riconoscibile dal consumatore.

Uova

Per le uova privilegia quelle provenienti da galline allevate con metodi biologici o allevate a terra, non in batteria.

Carni suine, avicole, cunicole e ovi-caprine

Sono migliori le carni provenienti da allevamenti non industriali. Per questi prodotti la legislazione in tema di etichettatura, è ancora molto carente.

Pane, prodotti da forno, biscotti, dolci, pizze, crostate, torte, gelati, merendine, focacce, eccetera

Controlla gli ingredienti indicati nel cartello obbligatorio e scegli il prodotto più semplice e naturale.

Cioccolato

Privilegia il cioccolato con solo burro di cacao, senza aggiunta di grassi vegetali; la sua nuova denominazione è "Cioccolato puro".

Creme dolci spalmabili

Anche per questi prodotti leggi sempre le etichette; acquistare quelle che hanno come primi ingredienti (cioè in maggior quantità) nocciole, zucchero e cacao, non zucchero e grassi vegetali. Evita i prodotti che contengono grassi idrogenati, che sono modificati chimicamente.

Confetture e marmellate

Anche in questo caso privilegiare quelle che al primo ingrediente hanno la frutta, non lo zucchero.

Acque

Nelle nostre zone le acque potabili sono ottime, pertanto andrebbero privilegiate, anche per il costo; evitare comunque le "acque da bere" o le "acque da tavola", definizioni consentite per semplici acque potabili imbottigliate. Se si vuole bere un'acqua minerale, privilegiare quelle non troppo povere né quelle troppo ricche di minerali (salvo eccezioni terapeutiche).

Oli e grassi

Per gli oli da usare a crudo utilizzare sempre e comunque solo olio extravergine di oliva ottenuto da spremitura a freddo. Per le fritture utilizzare anche l' olio di arachide o quello di mais o di soia, evitando oli di semi vari o altri oli. Evitare anche le margarine.

Organismi geneticamente modificati (OGM)

Per poterli riconoscere occorrerebbe una etichettatura chiara su tutti gli alimenti che li contengono, sia come prodotti principali che sotto forma di derivati, coadiuvanti, additivi, aromi, mangimi per animali, ecc... Le attuali normative, invece, si fermano ai prodotti vegetali: se un animale è stato alimentato con mangimi OGM, non c'è alcun obbligo di indicarlo nell'etichetta del latte, del formaggio o della carne.
Per obbligo di legge le aziende biologiche non utilizzano ingredienti o mangimi OGM; anche alcune aziende non biologiche, per propria scelta, non li inseriscono nei propri processi produttivi, di norma evidenziando questa caratteristica nell'etichetta, assieme al marchio dell'ente che lo certifica.
L'etichetta che indica la presenza di prodotti OGM negli alimenti è divenuta obbligatoria nel 2003. Per i cibi con ingredienti geneticamente modificati è utile sapere che l'etichetta del prodotto deve indicare la presenza di OGM se pari o superiore allo 0,9%.
E' anche bene ricordare che gli OGM autorizzati per la commercializzazione in Europa si limitano ad alcune varietà di mais, di soia e di colza: non esistono, insomma, grano OGM, prosecco OGM né pesche OGM.

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